Fotografia e memoria

Emanuele è un giovane fotografo che spesso ho il piacere di ricevere nel mio studio, come molti giovani fotografi è pieno di passione ed energia che ancora non sa bene dove indirizzare per esprimere pienamente la sua voglia di raccontare, di osservare il genere umano.

Ieri si discuteva di pellicola e di stampa, al che ho voluto mostrargli alcuni lavori che componevano una mostra fotografica di alcuni anni orsono.

Stampe in fine art, puro cotone, realizzate con metodo Digigraphie.

Dopo il quarto “bellissima questa immagine” mentre sfogliavamo questi ricordi di carta, mi dice che sono un egoista, che devo mostrare i miei lavori ai giovani, “loro” devono vedere, devono imparare.

Bene, accontentato.

Hedy è il soggetto di questi scatti, per chi non la conosce professionalmente, è la migliore fotomodella italiana.

Questa serie di fotografie vorrei che fossero lette come un riassunto della nostra conoscenza, vorrei essere stato capace di restituire un ritratto intimo ripreso da un punto di vista privilegiato, ossia quello dell’amicizia che vanto con lei ormai da anni.

“Quasi bella, aveva lievi difetti che ne aumentavano il magnetismo. Le sopracciglia formavano una linea continua che le attraversava la fronte e la bocca sensuale era sormontata dall’ombra dei baffi. Chi l’ha conosciuta bene sostiene che l’intelligenza e lo humour di Frida le brillavano negli occhi e che erano proprio gli occhi a rivelarne lo stato d’animo: divoranti, capaci di incantare, oppure scettici e in grado di annientare. Quando rideva era uno scroscio di risa profondo e contagioso che poteva nascere sia dal divertimento sia come riconoscimento fatalistico dell’assurdità del dolore». Hayden Herrera, nella biografia descrive così l’aspetto e il carattere della pittrice messicana Frida Kahlo.

Descrivere Hedy, accostandola a Frida Kahlo, lo ritengo il modo migliore per rendere un tributo alla sua capacità espressiva di interpretare l’arte, con il suo corpo.